Un tale sguardo, realista e pieno di speranza nei doni della grazia, aiuterebbe ad affrontare in modo diverso anche la lista delle «questioni calde», a partire dall’ammissione ai sacramenti dei divorziati risposati. E sgombrerebbe il campo anche dal simulacro ideologico della «famiglia cattolica perfetta», compiaciuta della propria robustezza alimentata a dosi di teologia del matrimonio, da spendere sul fronte delle «battaglie culturali» anti-relativiste. Un simulacro evocato anche da chi mostra insofferenza per l’immagine di «Chiesa ospedale da campo» che si china a «curare le ferite», e dice che bisogna pensare ai sani, non soltanto agli ammalati.
Ecco: uno sguardo cristiano alla vocazione e alla missione della famiglia, invece di dividere il mondo in «sani e malati», potrebbe far tesoro dell’esperienza quotidiana per cui noi mortali non siamo capaci mai di manifestare pienamente la fedeltà di Dio, il quale è fedele anche se il popolo è sempre infedele
via sperarepertutti.typepad.com
Bellissimo articolo di C. Albini